Due sulla strada (nota degli autori)
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Due sulla strada (nota degli autori)
Sempre sulla sua strada.
Così Luciano Ligabue ha deciso di trascorrere il 2006. Facendo un calcolo sommario della distanza percorsa tra il primo e l'ultimo concerto di quest'anno straordinario, senza ovviamente tener presenti le escursioni, i day off e i ritorni a Correggio, siamo nell'ordine di oltre ventimilacinquecento chilometri: l'equivalente di mezzo giro del mondo, passando per l'equatore. Tutto per placare la voglia di un abbraccio negato per troppo tempo
Nelle ottantuno date distribuite tra il 7 febbraio (Milano, Alcatraz) e il 22 dicembre 2006 (Reggio Emilia, Teatro Valli) l'artista ha avuto modo di rivivere tutta la sua carriera, assaporando emozioni che sembravano dimenticate. E l'uomo ha ritrovato quello stimolo vitale, quell’urlo rimasto represso troppo a lungo in qualche angolo dell’anima e dello stomaco.
Lo abbiamo seguito lungo questi ventimilacinquecento chilometri, cogliendo lo spirito del tour come spunto narrativo per ripercorrere la sua storia, al singolare. Ma il quadruplo giro d'Italia è diventato il prologo per un viaggio ancor più avvincente sulle tracce delle sue storie, al plurale.
La prima tappa di questo road book è la cronaca di un anno vissuto su e giù da un palco, tra logge di teatri e piste di atletica, abitacoli di minibus e camerini.
E quei momenti di vita pubblica e privata sono diventati, a loro volta, punti di partenza per nuovi percorsi che si sono diramati lungo miriadi di altre vie, incrociando la musica con la vita, la narrazione con la realtà.
Siamo scesi dal tourbus e abbiamo proseguito con i nostri mezzi, facendoci a piedi i vicoli del Borgo, fendendo la nebbia della Via Emilia coi fari della nostra macchina, rompendo il silenzio notturno della Bassa Padana coi nostri pesanti accapì, pedalando a ritroso lungo il sentiero che ha portato Luciano al successo, sorvolando un’America immaginaria e ancora affascinante, seguendo il pellegrinaggio dei fan, soffermandoci a guardare il cielo e a sbirciare dentro l’armadio della rockstar.
Percorrendo da casello a casello le sue vie, le sue verità, la sua vita.
Provando spesso la sensazione di esserci già stati, in qualche modo.
Lungo il cammino abbiamo incontrato guide impreviste e graditissime che nonostante i nostri accenti "stranieri" e le nostre facce poco raccomandabili, ci hanno aperto le porte di casa e quelle del cuore: hanno esteso ulteriormente il nostro piano di viaggio, offrendoci un sorso di vino e spunti per nuove pagine da scrivere con parole e immagini. Incontri che soltanto uno sguardo superficiale potrebbe attribuire al caso o alla fortuna.
In tutto questo, Luciano è stato un compagno di viaggio invisibile quanto affidabile, esattamente come sa esserlo per migliaia di uomini e donne che hanno scelto la sua voce robusta e le sue parole schiette come presenza rassicurante al loro fianco.
Perché certe notti, la radio che passa il Liga sembra avere capito chi sei.
E noi abbiamo avuto la fortuna di tenere la radio accesa e di beccare la frequenza giusta senza perdere il segnale. Le sue canzoni sono state la guida e il nostro istinto ha fatto il resto, conducendoci là dove Luciano era già passato, facendoci trovare indizi insperati lungo il percorso: ci hanno permesso di non perdere mai la rotta e di ritrovarlo, alla fine del viaggio.
Sempre sulla sua strada.
CHICO E CORRADO.
Corrado Minervini
(visto da Chico De Luigi)
Corrado detto Dado Minervini è un cartone animato. Quando vuole stare leggero ordina una margherita con patatine fritte e wurstel, quando ha sete non ordina mai birra e gazzosa.
Quando è timido alza gli occhi al cielo, è il momento in cui fa più ridere. Nonostante dentro di sè racchiuda un tenero panda la sola vista di un gatto lo terrorizza, e corre ai ripari nascondendo la sua preziosa giacca di pelle per non farsela graffiare. Ha una collezione di tre cappelli provenienti da tutto il mondo, ne va molto fiero. Poi però ogni volta che dovevo fargli una foto indossava sempre lo stesso maglione e lo stesso ciuffo ribelle a mò di Alfa Alfa. Il Dado proviene dalla east coast, più precisamente da Molfetta, forse è per questo che mi sono trovato subito bene con lui, condividiamo da tempo lo stesso mare.
Di musica e di cinema ne sa a pacchi e, a differenza di tanti, non fa lo sborone quando ne parla. E’ probabile che, come dice lui, in trasferta al nord abbia mantenuto un profilo basso, ma nonostante ciò ho pianto dal ridere tutte le volte che ci siamo trovati sulla stessa strada. Ah, dimenticavo, Corrado ha una straordinaria sensibilità, le parole messe in fila da lui provocano emozioni intense e come per magia rivivi ciò che hai visto tanto tempo prima.
Chico De Luigi
(visto da Corrado Minervini)
Chico è di Rimini, e scatta fotografie per vivere. Chico saluta la gente per strada, e la gente gli risponde, anche senza conoscerlo.
Chico canta ad alta voce nei supermercati e chiama ogni commessa "bella gnocca", finché non arriva qualcuno della sicurezza a dirgli che non si fa.
Chico si addormenta sui divani, anche di pomeriggio, eppure riesce ad anticipare gli eventi di quella frazione di secondo necessaria per fissarli in un'immagine. Chico ha l'istante nell’istinto, vive di attimi e agli attimi dà la vita nel tempo di uno scatto. Chico ha fatto la più bella foto di sempre a Fellini, ma gli è rimasta negli occhi e nelle parole. Chico è indisciplinato, chiassoso, completamente folle.
Chico di cognome fa De Luigi. Chico non ti concede molte alternative:
o gli vuoi bene o vuoi sparargli. Sarà la fortuna, sarà che ha gli occhi veloci, fino a oggi deve aver schivato tutti i colpi.