9. Il peso della valigia
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"hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui
e ti è toccato partire bambina
con una piccola valigia di cartone
che hai cominciato a riempire"
Fra le poesie comprese nella raccolta "LETTERE D'AMORE NEL FRIGO" ce n'è una intitolata "COSA NON METTERE IN VALIGIA": Luciano ha deciso di trasformare quella poesia in una canzone, riducendola, adattandola a nuove metriche e cambiandola in più punti.
Il risultato è uno dei testi più delicati fra i suoi di sempre, intenzione questa assolutamente rispettata dall'arrangiamento musicale, che segue da vicino il testo rispettandone le dinamiche e le sfumature:
"due foglie di quella radura che non c'era già più
rossetti finti e un astuccio di gemme
e la valigia ha cominciato a pesare
e dovevi ancora partire"
E' un percorso, quello della protagonista, in cui "mostri e fantasmi" finiscono dentro una valigia che pesa sempre di più:
"e ti sei data e ti sei presa qualchecosa chissà
ma le parole che ti sono avanzate
sono finite tutte nella valigia
e lì ci sono restate"
ma anche:
"sole pioggia neve e tempesta
nella valigia e sulla tua testa
e gambe per andare
e bocca per baciare"
Senonché, a destinazione raggiunta:
"hai fatto tutta quella strada
per arrivare fin qui
ma adesso forse ti puoi riposare
c'è un bagno caldo e qualcosa di fresco
da bere e da mangiare"
e, una volta aperta la valigia:
"e piano piano ti faccio vedere:
c'erano solo quattro farfalle
un po' più dure a morire"
e dopo un epico chorus finale arriva la stessa chitarra con delay, sospesa ed eterea, che ha aperto la canzone.