2. La linea sottile
Tweet
Una rullata di batteria introduce un mid-tempo dal groove irresistibile. Ancora una volta, come ha spesso fatto in passato, Luciano affronta tematiche "di peso" cercando la chiave dell'umorismo e della leggerezza:
"A mia volta mi fido del mondo
se sapessi le botte che prendo
Non c'è modo di starsene fuori
da ciò che lo rende tremendo e stupendo."
Si prova, con ironia, a fare i conti con una specie di terra di nessuno:
"per il cielo è un po' presto
per l'inferno non c'è posto
per qualcuno è solo buio pesto"
Freschezza musicale e gioco danno il tono alla canzone e toccano il loro culmine nel refrain: qui, anche se quasi scherzando, si fanno in realtà domande molto serie.
"C'è una linea sottile
fra tacere e subire
cosa pensi di fare?
Da che parte vuoi stare?"
Nella seconda strofa troviamo una serie di immagini al limite del paradosso:
"una faccia che sembra destino
e un vecchio che torna bambino
e traguardi che sono partenze
e un tramonto che è come un mattino"
Il "mostro" del titolo dell'album viene anche qui evocato, e pure qui affrontato con leggerezza:
"a mia volta mi lascio un po' stare
e mi faccio un periodo di mare
che a mia volta non è che mi cerco
che poi non si sa cosa posso trovare"
Nell'ultimo ritornello gli archi aumentano la sensazione di freschezza, e LA LINEA SOTTILE è:
"fra baciare e mangiare
fra partire e venire
fra la voglia e il piacere
fra la noia e il bicchiere"
Il pezzo chiude con la sola voce di Luciano che perentoriamente TI chiede:
"da che parte vuoi stare?"